RIPRENDONO LE LEZIONI DELLA LIBERA UNIVERSITÀ GROTTA ROSSA
in collaborazione con Ass. L’Uva Grisa presentiamo il ciclo di incontri a ingresso gratuito
Il bello della musica popolare
Musiche, forme e pratiche nei contesti attuali, in Romagna e altrove
Programma:
13 gennaio, ore 21
La Pasquella, il canto augurale dell’Epifania
La Pasquella, Pasquèla, è un canto rituale del solstizio d’inverno che appartiene al repertorio dei canti tradizionali di questua del ciclo Natale – Epifania, presenti in gran parte delle regioni italiane ed europee. In Romagna ne persistono tuttora vive tracce: il canto è eseguito il giorno e la notte di vigilia dell’Epifania, 5 gennaio, e si protrae fino al giorno successivo. A cantarlo sono i Pasqualót, o Pasquarùl, gruppi spontanei di cantori con accompagnamento musicale, che ogni anno si ritrovano appositamente per portare di casa in casa questo canto augurale, ricevendo in cambio offerte di vino, cibo e denaro, destinati alla “mangiata” finale che conclude la festa. Si tratta di un’antica usanza i cui caratteri rituali, imperniati sulla questua, si legano agli antichi culti di fertilità delle epoche pre-cristiane, connessi al ciclo della vita dell’uomo ed al calendario della produzione agricola. Ne parla Gualtiero Gori, con interventi musicali dal vivo de L’Uva Grisa
20 gennaio, ore 21
Cantastorie, cantori d’osteria, musicisti girovaghi
Julko Albini ci conduce ad esplorare questo variegato mondo sulle tracce di “Lu cantu de lucuntu”, cantastorie siciliani e limitrofi, “toc e dai la zirudella”, cantastorie emiliano romagnoli.
Poeti improvvisatori, musicisti virtuosi, cultura popolare ed ignoranza popolare (da Omero a Barbara D’Urso).
“Più frequenti, nel repertorio eterogeneo e sostanzialmente decaduto dei nostri cantastorie settentrionali, sono le canzoni di intento umoristico e satirico, dedicate ai fatti di costume e soprattutto ai rapporti fra i sessi. Si tratta quasi sempre di componimenti abbastanza grossolani dove tuttavia è facile scoprire, fra l’immagine sciocca, la parola pesante e il doppio senso volgare, i resti d’uno dei più antichi generi dell’autentica poesia popolare: il canto di scherno a contenuto erotico. Nate come commento naturale dei grandi riti di fertilità, queste canzoni hanno ormai totalmente smarrito il loro valore magico e rituale, ma sanno ancora conservare, nonostante tutto, il senso di una funzione sufficientemente precisa nell’ambito del gruppo sociale”. (R. Leydi, La Piazza. Spettacoli popolari descritti e illustrati, Milano, 1959)
27 gennaio, ore 21
Presentazione del libro “Eravamo ragazzi di Monteguidi”, con Mauro Platani
Mauro Platani presenta una sua ricerca appena conclusa e pubblicata nel libro: “Eravamo ragazzi di Monteguidi”, con la partecipazione di Loretta Olivucci.
“Una stella buca il buio, tante stelle lo accendono”; le interviste di questo libro sono tante stelle che illuminano il buio in cui erano caduti fatti del passato, abitudini dismesse, personaggi dimenticati, momenti di vita trascorsi. Mauro ha dato voce a tutti quegli informatori, Ivo Barchi in primis, alla sua famiglia, a coloro che avevano qualcosa da raccontare, fino a dar voce a una comunità intera e cercando di salvare un patrimonio culturale effimero, ma non per questo di poco conto, che è basato sulla trasmissione orale. La ricerca si è svolta in particolare nelle colline di Faenza, Brisighella fino al versante forlivese. Momenti difficili come il passaggio del fronte, ma anche e soprattutto occasioni di incontro, di socializzazione, di svago, di vita quotidiana… il lettore si immedesima in atmosfere, episodi del passato di cui si era persa memoria, si riconosce in esse, se ne sente parte. Per sorridere. Per non dimenticare.