Perché e in che modo parteciperemo al Rimini Summer Pride

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Perché e in che modo parteciperemo
al Rimini Summer Pride

 

Finalmente anche Rimini ha il suo Pride!

La parata dell’orgoglio gay, ma anche lesbo, bisessuale, trans, queer, intersessuale e asessuale, nasce nel 1969 a New York come forma di protesta contro la repressione e i soprusi attuati dalla polizia nei confronti di gay, transgender e lesbiche. La notte del 28 giugno 1969 fu la transessuale Sylvia Rivera, lanciando per prima una bottiglia contro un poliziotto, a dare il via ai “moti di Stonewall”, così chiamati dal nome del locale in cui scaturì la protesta e generalmente considerati come il momento di nascita del movimento di liberazione gay moderno. Un movimento che rifiutava l’integrazione degli omosessuali nella società, giudicata incapace di accettare le diversità, sostenendo piuttosto che essa andasse rivoluzionata.

È importante ricordare questa storia per avere ben chiare le origini di questa manifestazione e per confrontarla con l’oggi. Come collettivo Coming Out, un gruppo lgbtqia che si batte contro ogni forma di discriminazione, attivo all’interno dello spazio pubblico autogestito Grotta Rossa di Rimini, ci siamo interrogat* spesso su quale fosse il senso e la portata rivoluzionaria che il Pride può avere ancora oggi. Siamo ben coscient* dei limiti delle attuali rivendicazioni politiche incentrate quasi esclusivamente sull’allargamento dei diritti in modalità conciliante e del rischio di spettacolarizzazione fine a se stessa che accompagna questi grandi eventi, che spesso finiscono per essere gestiti in un’ottica di marketing del turismo, diventando un’occasione di pinkwashing da parte delle istituzioni e di grosse aziende multinazionali alla conquista di una nicchia del mercato…

Ma siamo anche convint* che sia ancora possibile attraversarli portando dei messaggi diversi, mostrando le numerose battaglie che ci vedono quotidianamente attiv* in maniera trasversale su più fronti. Perché solo con il confronto, la solidarietà e l’intersezione tra le diverse lotte è davvero possibile abbattere le barriere che ci dividono, come ci insegna la storia dello sciopero dei minatori del Galles raccontata nel film Pride di Matthew Warchus, in cui un gruppo di minatori del Galles riceve un inaspettato supporto da un gruppo di gay e lesbiche londinesi.

Come prima cosa, vogliamo tornare a parlare forte e chiaro anche nella nostra città di omolesbotransfobia e delle sue relazioni con il fascismo, soprattutto dopo che nelle ultime settimane, man mano che si diffondeva la notizia del primo Pride riminese, il segretario del partito Forza Nuova Rimini ha lanciato su Facebook un evento per protestare contro quella che molti definiscono “una pagliacciata”, facendo leva sulla presunta scabrosità di questo tipo di celebrazione dove, ad esempio, è addirittura possibile vedere due uomini che osano baciarsi in pubblico, oppure trans, lesbiche e altri soggetti esprimere liberamente la propria sessualità girando mezzi nudi per strada, davanti agli occhi innocenti dei bambini…

La cosa non ci sorprende e non ha sorpreso nemmeno la comunità lgbtqia e gay friendly, che in massa ha risposto “trollando” ogni singolo commento omofobo e lanciando messaggi d’amore in risposta a tanto odio, lo stesso odio che recentemente in America, a Orlando, è stato rivolto verso i frequentatori di un locale gay causando la peggiore strage mai avvenuta negli USA…

Non ci sorprende, dicevamo, che coloro che si fanno quotidianamente portavoce di messaggi di intolleranza verso la diversità, compiendo gesti esplicitamente razzisti come le collette alimentari fuori dai supermercati allo slogan di “prima gli italiani”, ergendosi a tutori della “sicurezza” cittadina con le ronde “contro il degrado” al fine di allontanare prostitute, senzatetto e spacciatori, gli stessi che si allenano all’uso del coltello e del bastone per compiere attacchi violenti contro omosessuali, musulmani, rom e oppositori politici, non si siano lasciati sfuggire l’occasione per farsi ancora una volta promotori di una cultura retrograda e sessista che affonda le sue radici nel patriarcato, nel cattofascismo e in una moralità bigotta che, ad esempio, finge di tollerare l’amore fra due persone dello stesso sesso purché sia nascosto e relegato dentro le mura domestiche.

Questo atteggiamento omofobo e fascista non appartiene soltanto a pochi estremisti ma è un sentimento assai diffuso, come dimostrano i continui presìdi ad opera delle Sentinelle in Piedi e come dimostra il banchetto “Stop al gender” che il partito Fronte Nazionale per l’Italia ha allestito lo scorso inverno in piazza a Rimini ogni sabato mattina, mettendo all’indice quei libri che cercano di portare all’interno delle scuole messaggi di apertura verso tutte le differenze, di superamento dei tradizionali ruoli di genere, di inclusione e accettazione di ogni tipo di famiglia e di amore.

Spesso l’omofobia è interiorizzata dalla stessa comunità omosessuale, che alla carica rivoluzionaria del discorso critico innescato dai gender studies, con la decostruzione dei ruoli di genere e del modello di famiglia tradizionale e l’apertura ad altre forme di affettività e intimità al di fuori dalla coppia, preferisce sfilare al Pride “in giacca e cravatta” per non dare scandalo, o finisce per concentrare tutti gli sforzi di anni di lotte e battaglie per elemosinare briciole di diritti (vedi il ddl Cirinnà) da parte di uno Stato che continua a trattarci come una minoranza, come l’eccezione alla regola, riaffermando di fatto la norma eterosessuale che domina ogni ambito della società e una visione strettamente binaria dei generi.

Noi non siamo una minoranza ma una moltitudine variegata di soggett* che non si accontentano del matrimonio omosessuale perché i nostri desideri e i nostri bisogni vanno ben oltre il riconoscimento che lo Stato potrà mai concedere al nostro amore.

Siamo antifascist*, anticapitalist*, antirazzist*, in alcuni casi anche antispecist*. Siamo femministe. Siamo etero, gay, lesbiche, trans, queer, intersessuali, asessuali e niente di tutto questo. Siamo neri, gialli, bianchi. Siamo credenti e miscredenti. Siamo disabili. Siamo prostitute per nostra scelta. Pratichiamo diverse forme di amore e di desiderio. Siamo lavoratori e lavoratrici precar* e sfruttat*. Siamo disoccupat*. Siamo migranti oltre i confini e i generi. Siamo per l’intersezionalità delle lotte.

Chiediamo più tutele sul lavoro e forme di reddito minimo garantito per vivere una vita dignitosa e incline ai nostri bisogni e desideri. Chiediamo l’acqua pubblica. Chiediamo la difesa dell’ambiente e la salvaguardia della biodiversità. Chiediamo una più efficiente assistenza sanitaria per noi stess* e i nostri famigliari, per non essere costretti ad assolvere ruoli di cura che non ci appartengono. Chiediamo più spazi sociali per promuovere una cultura e una socialità non mercificate. Chiediamo il diritto alla casa perché senza un tetto sotto cui vivere non possiamo amare. Chiediamo libertà di movimento per tutt*, libertà di transitare attraverso i territori e i generi.

Con questi obiettivi e questo orizzonte di battaglie condivise, invitiamo tutte le associazioni e le forze sociali e politiche, nonché tutti/e i/le singol* che si riconoscono nel valore dell’accoglienza, che lottano per l’estensione dei diritti e per un cambiamento culturale della società in un’ottica inclusiva di tutte le diversità, ad attraversare insieme a noi il Rimini Summer Pride di sabato 30 luglio, sottoscrivendo e diffondendo questo comunicato e portando queste rivendicazioni all’interno della parata.

Vi invitiamo inoltre a partecipare all’iniziativa di mercoledì 27 luglio OLTRE I CONFINI E I GENERI, un dibattito sul rapporto tra immigrazione e omosessualità che si terrà alle ore 19.00 presso il chiostro della biblioteca comunale di Rimini in via Gambalunga 27. Per l’occasione, incontreremo alcune associazioni e realtà che si occupano di immigrazione lgbtqia: Pier Cesare Notaro coordinatore del sito web d’informazione IlGrandeColibri.com – Essere LGBT nel mondo, Jonathan Mastellari dell’Associazione MigraBO’ LGBT, Porpora Marcasciano del MIT – Movimento Identità Transessuale, alcuni operatori della Cooperativa Centofiori di Rimini e l’etnopsichiatra Leonardo Montecchi. A conclusione dell’incontro, aperitivo a buffet di autofinanziamento. L’ingresso è libero.

Immediatamente dopo il Pride di sabato 30 luglio, abbiamo pensato a un momento conclusivo per continuare la giornata di lotta con una favolosa festa queer con ingresso a offerta libera, il cui ricavato sarà devoluto a realtà che si occupano di immigrazione lgbtqia. Vi aspettiamo dunque dalle ore 23.00 presso lo Spazio Pubblico Autogestito Grotta Rossa per il primo #PRIDEOFF – Se non posso ballare non è la mia rivoluzione!, con DJ rotation, installazioni, proiezioni, banchetti informativi e tante sorprese!

 

LIBER* E RIBELL* OLTRE I CONFINI E I GENERI

 

Collettivo Coming Out – Rimini

Grotta Rossa (Spazio Pubblico Autogestito)

 

Per sottoscrivere l’appello scrivi a coming.out.rimini@gmail.com

 

Sottoscrizioni:

Collettivo Degender

Un Secco No – Associazione di Promozione Sociale

Over the Rainbow – Lugo-Ravenna per l’uguaglianza

Rimini in Comune – Diritti a Sinistra

Rimini Antifascista

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